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L'ENIGMA DI UN GENITORE


E' naturale per un figlio non riconoscere che la sua identità passa necessariamente dal rapporto di dipendenza in quanto rapporto con l'Altro?
Essere figli, ovvero l'arte di nutrire e vivere la vita è la posta in gioco.
Prima di avere uno o più figli, a tutti si impone il fatto di essere figlio, cioè di ricevere la vita, il corpo e il carattere dall'Altro. L'uso della maiuscola ha un senso: nulla a che fare con Dio, tuttavia c'è un rapporto di trascendenza che indica qualcosa di più grande di noi che ci attraversa e ci fonda nella nostra identità più intima.
Ecco il mistero, il segreto dell'essere uomini in quanto tutti inevitabilmente figli.
Tutta la parabola della post-modernità occidentale è stata vissuta all'insegna dell'uscita dalla condizione di figlio su cui il cristianesimo aveva strutturato fino ad allora la coscienza occidentale: Dio come Padre e la madonna come Madre.
L'Occidente non ha più voluto concepire la propria identità all'insegna dell'essere figlio e così la sua maggiore età ha coinciso con l'abbandono del Padre.
Il non voler più essere figli ha significato necessariamente la morte di Dio.
Allora per tornare alla domanda con la quale ho aperto questo mio articolo, rispondo che non è naturale per un figlio non riconoscere che la sua identità passa necessariamente dal rapporto di dipendenza da un Altro, e forse il sempre più manifesto malessere che circonda l'esistenza occidentale dipende proprio dall'oblio della nostra condizione di figli.
Forse i genitori oggi non sanno più avere con i loro figli un rapporto autorevole e che sia per loro realmente di guida, mentre indugiano nella retorica del dialogo e dell'empatia che personalmente critico fortemente, proprio perchè a loro volta non sanno più essere figli e rapportarsi a un padre, cioè ad una dimensione più importante di loro.
Allora come evitare questa sorta di immedesimazione confusiva frutto di un'orizzontalizzazione del legame che smarrisce ogni senso di verticalità con la conseguente retorica pedagogica del dialogo oggi imperante.
Io sostengo che con i figli non si tratta tanto di dialogare e di cercare empatia, quanto piuttosto del riconoscimento che la vita di un figlio è innanzitutto una vita altra, straniera, distinta, differente. Si tratta di arrivare a comprendere che il figlio è un mistero che resiste a ogni sforzo di interpretazione, è un segreto indecifrabile che deve essere rispettato come tale.
Essere figli d'altro canto significa essere eredi, il che comporta non solo ereditare dei beni ma anche costruirsi una propria e diversa identità perchè il figli giusto è un erede, ma è anche sempre un eretico, non si limita cioè a ripetere il passato, ma lo riprende attualizzandolo originariamente nel suo presente.
Evitare due estremi: da un lato ignorare completamente il padre, dall'atro rimanere appiattiti sull'identità paterna dimenticando che la condizione di figlio esige sempre il diritto alla rivolta. Occorre avere un padre e al contempo superarlo, occorre avere un dogma e al contempo contestarlo, perchè solo così si trova una propria strada nella vita. Appartenenza ed erranza.
Ma perchè questa delicata dialettica possa avere luogo, i figli necessitano di trovare nei propri genitori una legge che incarni un limite, e non avere nei genitori dei comodi fornitori di servizi.
Un padre che prende sul serio l'esigenza della libertà del figlio di provare se stesso pur rimanendo padre, senza trasformarsi in amico, rimanendo così fedele al suo ruolo.
Proprio di questo il figlio ha bisogno, perchè non si può essere figli giusti se si rinnega il padre. Il dramma dei nostri giorni consiste nel fatto che i nostri figli vivono il dramma del vuoto della Legge, una nuova specie di smarrimento data dall'assenza di codici, valori stabiliti, punti di riferimento.
Per questo se il compito dei genitori è di avere fede nel segreto incomprensibile del figlio, occorre essere consapevoli che questo compito sarà espletabile non sulla base dell'ideologia orizzontale del dialogo e dell'empatia, ma solo sulla base di una fede nell'Altro quale nuova Legge della relazione genitori e figli.



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